"Hermann arrivò alla taverna dell’impiccato la sera tardi. Legò al palo il suo
vecchio ronzino e gli diede del fieno. Nel viaggio aveva smarrito la strada ma
poi l’aveva ritrovata. Aveva fissato un appuntamento per l’indomani a
mezzogiorno con Jan Potocki. La porta d’ingresso della taverna era solo
accostata e cigolò quando lui la spinse ed entrò reggendo la sua vecchia
valigia. La tavola zoppa era apparecchiata: una tovaglia pulita a rombi rossi e neri,
un piatto di portata, coltello, forchetta e bicchiere. Al centro una bella caraffa
di ceramica, colma di vino rosso profumato. Su di una panca, di fianco al
tavolo, era acceso un lume a petrolio e diffondeva una calda luce rosata sulle
pareti bianche a calce e sulle travi del soffitto. Era trascorsa solo una decina di
minuti quando la porta d’ingresso si aprì dolcemente. Entrò un monaco
col saio, il suo viso era coperto e nascosto da un cappuccio. Hermann intravide
due occhi neri e febbrili affondati nell’ombra. [...]"
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vecchio ronzino e gli diede del fieno. Nel viaggio aveva smarrito la strada ma
poi l’aveva ritrovata. Aveva fissato un appuntamento per l’indomani a
mezzogiorno con Jan Potocki. La porta d’ingresso della taverna era solo
accostata e cigolò quando lui la spinse ed entrò reggendo la sua vecchia
valigia. La tavola zoppa era apparecchiata: una tovaglia pulita a rombi rossi e neri,
un piatto di portata, coltello, forchetta e bicchiere. Al centro una bella caraffa
di ceramica, colma di vino rosso profumato. Su di una panca, di fianco al
tavolo, era acceso un lume a petrolio e diffondeva una calda luce rosata sulle
pareti bianche a calce e sulle travi del soffitto. Era trascorsa solo una decina di
minuti quando la porta d’ingresso si aprì dolcemente. Entrò un monaco
col saio, il suo viso era coperto e nascosto da un cappuccio. Hermann intravide
due occhi neri e febbrili affondati nell’ombra. [...]"
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