La crema chantilly
Carlo non era un ragazzo molto sveglio. In compenso aveva
la tendenza a mangiare voracemente.
Abitava in un paese di provincia, in Emilia.
Spesso passava in pasticceria il giorno della paga e si mangiava
dalle sei alle dieci paste sbrodolandosi spesso con la crema
dei bignè, il cioccolato, lo zabaione.
Sua madre lo sgridava spesso quando lo vedeva tornare a casa
con la camicia o il pullover insudiciati.
Carlo nel suo primo periodo di ferie, nel mese di giugno, decise
di partire per la Costa Azzurra, attirato dalla “bouillebasse” .
Andò a Nizza. Stava disteso pigramente al sole tutta la
mattina in una spiaggia vicino all’hotel. Poi, dopo essersi
risciacquato un pò nel mare, rosso come un gambero, andava
ad abbuffarsi in una brasserie.
Gli piaceva anche il pesce. Ne succhiava con voluttà perfino
la testa con un risucchio rumoroso.
Dopo aver concluso con un brandy, se ne andava con passo
ondeggiante, la mente annebbiata ma tutto felice, alla vicina
patisserie.
Un giorno, era la metà di giugno, verso le due del pomeriggio,
si avviò verso la pasticceria che stava chiudendo.
Carlo si affrettò ad entrare per non rimanere a bocca asciutta.
Chiese insistentemente una dopo l’altra una decina di paste al
garcon che aveva fretta di tirar giù la saracinesca.
Carlo, non contento di ciò che aveva già divorato fece l’errore
di chiedere un assaggio della crema Chantilly. La richiesta gli
fu fatale.
Il padrone del locale, un poco di buono, impulsivo e maleducato
lo accompagnò con finta benevolenza nel retrobottega dove
un enorme mastello era pieno di una grassa, bianca, dolce,
profumata crema chantilly.
Carlo fu inebriato dalle esalazioni della crema e fu sul punto
di svenire.
Qui il povero Carlo fu scaraventato nel mastello a testa in giù.
La morte fu dolce ma definitiva.
Ancora oggi a Nizza si parla di quell’omicidio soprattutto
al termine delle cene tra amici, quando viene servito il dolce
ed il brandy.
Ancor oggi sull’insegna della patisserie, dove avvenne il fattaccio
si può leggere il detto famoso: ”Il cliente ha sempre ragione”.
la tendenza a mangiare voracemente.
Abitava in un paese di provincia, in Emilia.
Spesso passava in pasticceria il giorno della paga e si mangiava
dalle sei alle dieci paste sbrodolandosi spesso con la crema
dei bignè, il cioccolato, lo zabaione.
Sua madre lo sgridava spesso quando lo vedeva tornare a casa
con la camicia o il pullover insudiciati.
Carlo nel suo primo periodo di ferie, nel mese di giugno, decise
di partire per la Costa Azzurra, attirato dalla “bouillebasse” .
Andò a Nizza. Stava disteso pigramente al sole tutta la
mattina in una spiaggia vicino all’hotel. Poi, dopo essersi
risciacquato un pò nel mare, rosso come un gambero, andava
ad abbuffarsi in una brasserie.
Gli piaceva anche il pesce. Ne succhiava con voluttà perfino
la testa con un risucchio rumoroso.
Dopo aver concluso con un brandy, se ne andava con passo
ondeggiante, la mente annebbiata ma tutto felice, alla vicina
patisserie.
Un giorno, era la metà di giugno, verso le due del pomeriggio,
si avviò verso la pasticceria che stava chiudendo.
Carlo si affrettò ad entrare per non rimanere a bocca asciutta.
Chiese insistentemente una dopo l’altra una decina di paste al
garcon che aveva fretta di tirar giù la saracinesca.
Carlo, non contento di ciò che aveva già divorato fece l’errore
di chiedere un assaggio della crema Chantilly. La richiesta gli
fu fatale.
Il padrone del locale, un poco di buono, impulsivo e maleducato
lo accompagnò con finta benevolenza nel retrobottega dove
un enorme mastello era pieno di una grassa, bianca, dolce,
profumata crema chantilly.
Carlo fu inebriato dalle esalazioni della crema e fu sul punto
di svenire.
Qui il povero Carlo fu scaraventato nel mastello a testa in giù.
La morte fu dolce ma definitiva.
Ancora oggi a Nizza si parla di quell’omicidio soprattutto
al termine delle cene tra amici, quando viene servito il dolce
ed il brandy.
Ancor oggi sull’insegna della patisserie, dove avvenne il fattaccio
si può leggere il detto famoso: ”Il cliente ha sempre ragione”.