Sant’Angelo
Sant’Angelo, alle isole Tremiti, in quella stagione dell’anno, più che un paese
solitario era un luogo abbandonato. Si era alla metà di settembre ed Eric
appena arrivato da Milano aveva terminato di cenare in una modesta
pensione. Ora, seduto su di un muretto, guardava giù’ verso il mare dalla
terrazza. Vedeva di fronte l’altra isola che era quella più popolata.
Si era fatto buio di colpo. Sull’isola di fronte si erano accese alcune luci.
Invece lì a Sant’Angelo era illuminata solo la finestra della trattoria.
Suonarono i rintocchi delle nove dalla vicina chiesa sconsacrata.
Poi fu silenzio assoluto. Il tempo fluiva silenziosamente. Eric rimase seduto.
Non voleva chiudersi subito in camera a leggere e a dormire.
Eric perse il senso del tempo. Nel buio era impossibile leggere l’ora
segnata dall’orologio da polso. Un vento fresco dal mare gli accarezzava
la pelle del viso e delle braccia. Era semiaddormentato, perfettamente
fuso col silenzio. Ma un’urlo spaventoso echeggiò alle sue spalle,
terrorizzandolo. Era un urlo animalesco e rivelava un dolore irrevocabile.
L’urlo aveva trafitto come un pugnale il denso silenzio dell’isola.
Eric rientrò nella sua camera. La mattina dopo, seduto al suo tavolo
nella pensione per la colazione, domandò con fare indifferente alla
signora chi era stato quel poveraccio che aveva lanciato l’urlo la notte prima.
“È un povero pazzo” gli rispose ”Sta lassù in quella casa alta, all’ultimo
piano” O forse un indemoniato, pensò Eric, ha urlato quando il demonio gli
ha strappato l’anima. Decise che sarebbe fuggito al più presto.
solitario era un luogo abbandonato. Si era alla metà di settembre ed Eric
appena arrivato da Milano aveva terminato di cenare in una modesta
pensione. Ora, seduto su di un muretto, guardava giù’ verso il mare dalla
terrazza. Vedeva di fronte l’altra isola che era quella più popolata.
Si era fatto buio di colpo. Sull’isola di fronte si erano accese alcune luci.
Invece lì a Sant’Angelo era illuminata solo la finestra della trattoria.
Suonarono i rintocchi delle nove dalla vicina chiesa sconsacrata.
Poi fu silenzio assoluto. Il tempo fluiva silenziosamente. Eric rimase seduto.
Non voleva chiudersi subito in camera a leggere e a dormire.
Eric perse il senso del tempo. Nel buio era impossibile leggere l’ora
segnata dall’orologio da polso. Un vento fresco dal mare gli accarezzava
la pelle del viso e delle braccia. Era semiaddormentato, perfettamente
fuso col silenzio. Ma un’urlo spaventoso echeggiò alle sue spalle,
terrorizzandolo. Era un urlo animalesco e rivelava un dolore irrevocabile.
L’urlo aveva trafitto come un pugnale il denso silenzio dell’isola.
Eric rientrò nella sua camera. La mattina dopo, seduto al suo tavolo
nella pensione per la colazione, domandò con fare indifferente alla
signora chi era stato quel poveraccio che aveva lanciato l’urlo la notte prima.
“È un povero pazzo” gli rispose ”Sta lassù in quella casa alta, all’ultimo
piano” O forse un indemoniato, pensò Eric, ha urlato quando il demonio gli
ha strappato l’anima. Decise che sarebbe fuggito al più presto.