Mister Oswald, che vitaccia!
Oswald si era stufato, veramente stufato di quella vita di merda.
Tutto il giorno lavorava alle costole della gente cercando di
vendere polizze, fondi di investimento, raccontando fanfaluche.
Alla sera aveva paura di guardarsi allo specchio.
Avrebbe potuto avere un raptus e sputare sull’immagine
riflessa della sua faccia.
I suoi capi lo elogiavano perché era spregiudicato e dinamico
ma suo figlio non lo guardava più in faccia.
Quando erano seduti tutti e tre a tavola per la cena, la moglie
faceva da intermediaria tra padre e figlio che non si parlavano
più. Karl, il figlio, a tu per tu con la madre alludeva al padre
con l’epiteto “il sorcio”.
Oswald un sabato decise di fare un viaggio fino a Las Vegas.
Voleva prendersi una rivincita.
Giocò lentamente all’inizio e poi sempre più freneticamente
fino alla fine, alla fine dei soldi.
Non ritornò più a casa sua, ormai ipotecata.
Visse abbandonato da Dio e dagli uomini, campando come
guardiano in un canile municipale. Si affezionò molto ai cani.
Solo loro piansero la sua perdita con lunghi ululati lamentosi
quando Oswald tirò le cuoia.
Tutto il giorno lavorava alle costole della gente cercando di
vendere polizze, fondi di investimento, raccontando fanfaluche.
Alla sera aveva paura di guardarsi allo specchio.
Avrebbe potuto avere un raptus e sputare sull’immagine
riflessa della sua faccia.
I suoi capi lo elogiavano perché era spregiudicato e dinamico
ma suo figlio non lo guardava più in faccia.
Quando erano seduti tutti e tre a tavola per la cena, la moglie
faceva da intermediaria tra padre e figlio che non si parlavano
più. Karl, il figlio, a tu per tu con la madre alludeva al padre
con l’epiteto “il sorcio”.
Oswald un sabato decise di fare un viaggio fino a Las Vegas.
Voleva prendersi una rivincita.
Giocò lentamente all’inizio e poi sempre più freneticamente
fino alla fine, alla fine dei soldi.
Non ritornò più a casa sua, ormai ipotecata.
Visse abbandonato da Dio e dagli uomini, campando come
guardiano in un canile municipale. Si affezionò molto ai cani.
Solo loro piansero la sua perdita con lunghi ululati lamentosi
quando Oswald tirò le cuoia.